domenica 27 febbraio 2011

Marocco on/off by Fagot - giorno 9

9° giorno Ouarzazate – Mrirt 520 Km 
Tump, tump, tump…. altro che asfalto pessimo, in realtà le vibrazioni delle piste hanno allentato il raccordo superiore che dalla testa dell’ammortizzatore va al serbatoio della compressione, lasciando trafilare l’olio del circuito. “Poco male” penso, smonto il tutto e serro a dovere. La sera prima arrivando avevo notato l’insegna di Bikers Home, una specie di albergo- officina gestito da un inglese stabilitosi in Marocco e decido quindi di andarci di prima mattina, caso mai abbia bisogno di qualcosa o di una mano.
 Appena arrivato trovo Tom con il suo Klx in garage: probabilmente la frizione è andata e non sa bene cosa fare. I compagni hanno puntato verso nord, mentre lui vorrebbe arrivare a Casablanca. Comincio a smontare la moto e arrivato alla sospensione la sorpresa: la vite di attacco inferiore si è troncata di netto all’interno del piedino, sicuramente a causa della mancanza del lavoro idraulico.
Le punte del trapano sono troppo corte e quindi devo lavorare a forza di seghetto e martello per liberare il tutto ed avere spazio per la foratura. Nel frattempo il titolare mi procura una vite identica in una ferramenta della città. Due ore di madonne e sudore e sono di nuovo in grado di proseguire, ma l’ammortizzatore non ha più idraulica e sembra di stare seduti su palo di legno. In teoria oggi dovevo risalire l’Alto Atlante e scendere verso Demnate via piste, ma in queste condizioni sarebbe un suicidio, rischierei di spaccare di nuovo la vite dopo pochi chilometri. Sono stato graziato fino ad ora da guai meccanici e se c’è una cosa che ho imparato viaggiando in Africa è che la cosa più importante è “arrivare a destinazione”, con mezzo e conducente sempre in grado di proseguire. Perciò si va per strada. Saluto Tom intento a capire se il problema di spegnimento in fase di rilascio della frizione è dato da uno switch del cavalletto e all’alba delle 10.30 mi avvio verso il passo di Tizi-n-Ticka. La strada in salita si snoda tra paesaggi alpini, tanto che sembra quasi di essere sul Gavia o sullo Stelvio, con barriere e pali segna neve.
Poi una volta fatto il passo, prende a scendere tra foreste, valli in fiore e ulivi, fino alla piana di Marrakech. Il versante occidentale dell’Alto Atlante risente del clima continentale e i campi verdi e coltivati che si stendono fino a Beni Mellal ne sono la prova.
L’agricoltura è prospera: i villaggi non hanno niente a che vedere con quelli del deserto o della montagna, sono un viavai di mezzi agricoli, camion e persone ben vestite. Persino i ragazzi e le ragazze che tornano da scuola con le loro camice bianche, sembrano appartenere ad un altro stato. La regione è in festa dato che il re sta facendo una visita di alcuni giorni, in previsione anche della realizzazione di una nuova autostrada che collegherà Beni Mellal con la costa. Ai lati delle strade è un tripudio di bandiere nazionali e la gente si accampa in grossi tendoni, aspettando il passaggio del sovrano con lauti pasti e musiche arabeggianti.
Ad un ristorante per camionisti faccio la conoscenza di un immigrato marocchino che vive in Italia da 20 anni e lavora come artigiano edile. E’ in vacanza per 10 giorni e gli fa piacere che io stia visitando il suo paese. Quando sta per andarsene, si avvicina e mi mormora:”Se non ti offendi, il pranzo te lo offro io, sei mio ospite”. Sono senza parole e l’unica cosa che riesco a pronunciare è un sommesso “shukran”. Ancora una volta questo paese e la sua gente riescono a stupirmi e a colpirmi nel profondo del cuore.
Da Beni Mellal la strada ricomincia a salire tra colline verdeggianti e rilievi fino a Khenifra.

E’ già calato il buio quando mi fermo 30 km. dopo nel villaggio di Mrirt per passare la mia ultima notte in Marocco.