domenica 27 febbraio 2011

Marocco on/off by Fagot - giorno 5

5° giorno Boudenib – Merzouga 180 km 
500 mt. tanto dista l’inizio della pista dal centro del villaggio e questo è l’unico asfalto che percorrerò oggi.
Alcuni lavori spezzano la pista principale in più punti e così fatico non poco a ritrovarla,
poi diventa ben tracciata e scorrevole fino al bivio: il cartello indica “Zone militare/Tagourt” a Est e “Arfoud” a Ovest.
 Non ci penso un attimo e prendo quella verso Est e così dopo una ventina di chilometri mi ritrovo ad uno dei tanti check point che sono presenti lungo il confine. I militari sono 4 ragazzi ventenni, che restano in media 2 mesi nell’avamposto e 1 mese in caserma. Si annoiano non poco, ma non c’è altro lavoro e la paga è buona. Si beve un tè e si fuma una sigaretta, poi mi “consigliano” di prendere la pista fino ad un altro check. Da lì l’Algeria è a 3 km e non è augurabile a nessuno finirci per sbaglio. Ora il paesaggio è piatto, con l’hammada di piccole pietre marroni. Mezz’ora di pistone veloce e raggiungo il passo di Tagourt dove è anche situata la postazione militare. Questa volta sono in 8, con camion, jeep e postazioni di osservazione: da un lato l’Algeria, dall’altro la spianata che scende verso Merzouga. Sono anche più seri e dopo il controllo dei documenti, ci vuole qualche battuta su una felpa della Juve che uno di loro indossa per allentare la tensione e chiacchierare un po’. Mi lasciano fare le foto della pista che scende e poi mi salutano, mentre affronto la mulattiera di 4 km piena di sassi smossi e tornati.
 In fondo quando spiana vedo una “mobilette” con due persone che avanza faticosamente sulla pista verso di me. Sarà l’unica che incontrerò nei miei percorsi in fuoristrada. Ora il Gps indica decisamente il Sud, attraverso spianate che corrono tra le formazioni sedimentarie. A tratti, la natura si è divertita ad abbassare alcune faglie, creando così delle balconate da cui si vede il deserto per chilometri e chilometri.
 Su una di queste trovo un bimbo di 8 o 9 anni che vende fossili e quarzi della zona: gli chiedo se sia solo e come faccia per mangiare e dormire. Mi indica una tenda a 100 mt. E’ quello il suo rifugio. Guardo il Gps e il posto più vicino è a 45 km in linea d’aria. Sono esterrefatto pensando che da noi si vanno a prendere a scuola i figli con i Suv.
 Ora l’hammada comincia a cambiare colore, il fondo è fatto di sabbia morbida e sopra è coperto da rocce nere basaltiche, così che la pista risulta, guardando l’orizzonte, come un lungo fiume giallo.
 Spuntano le prime dune, poi una piccola oasi e una mandria di cammelli sdraiati proprio al centro del mio percorso.
 Ancora pochi Km e comincio a scorgere le dune dell’Erg Chebbi, dapprima basse e con ancora qualche roccia nera e poi sempre più imponenti e maestose.
 Le costeggio per 20 km. fino quando cominciano a comparire ai loro piedi i grandi alberghi per turisti che vengono a passare una notte sulla sabbia. Sono ormai a Merzouga e mi merito una Coca ghiacciata. Prendo una camera e mi faccio preparare una frittata berbera anche se sono già le tre del pomeriggio, poi mi siedo di fronte alle dune a sorseggiare il tè: peccato solo che si alza un vento molto forte che offusca l’orizzonte e il tramonto.