domenica 27 febbraio 2011

Marocco on/off by Fagot - giorno 6

6° giorno Merzouga – Taouz 215 km
Le dune sono magnifiche e la tentazione di provarle è forte, ma le gomme che ho montato per questo viaggio (Heidenau k60) hanno una scarsa trazione sulla sabbia e mettersi a spingere o tirare su 250 kg di moto più bagagli in caso di caduta, non mi sembra abbia molto senso. Quindi risalgo il breve tratto di strada fino a Rissani per fare rifornimento di benzina e poi navigando tra orti, campi coltivati e palme, imbocco la pista delle miniere che scende verso Sud-Est. Il tratto desertico e sabbioso dei laghi che l’oued Ziz forma di fronte all’Erg Chebbi, lascia subito spazio agli ultimi rilievi del Tafilalt con una pista a tratti coperta da rocce. L’arrivo alle miniere è inaspettato, se non fosse per la presenza di una piccola casupola che funge da ricovero per i minatori, quasi non le noto, dato che si tratta di profonde voragini di 100/150 mt. che si aprono sulla costa della montagna. In un attimo, 4 ragazzi tra 13 e i 16 anni corrono a salutarmi: sono loro i minatori!
 A gesti e con un po’ di francese mi spiegano che tutti i giorni si calano con le corde nelle viscere della miniera, spaccano la pietra a martellate e poi la sera, con un vecchio verricello meccanico, issano in superficie quanto hanno scavato, accumulandolo al bordo della pista, pronto così per il carico sul camion che passa una volta a settimana. Per mangiare e dormire hanno a disposizione la casupola. Restano in genere un mese, poi tornano a Rissani per qualche giorno e poi di nuovo qui. Mi offrono ovviamente un tè e mi chiedono una foto ricordo. Ci fumiamo una sigaretta, ma ho un groppo in gola e voglia di ripartire al più presto, per cui salgo in moto e li saluto velocemente. La scuola per loro è già finita da un pezzo, niente Play o Xbox, calcio o basket, cinema o serata a zonzo con gli amici. Solo pietre e roccia.
La pista scende ora in un hammada di rocce nere e punta verso Ovest, verso Zagora. E’ scorrevole ma dopo una trentina di km proprio nella direzione in cui devo andare, prima a banchi improvvisi ......
 e poi sempre più consistente, sotto forma di dune, comincia a comparire la sabbia. Inizio a cercare il passaggio con cautela, ma nel tentativo di risalire una duna, come un pivello alle prime armi, prendo il lato sottovento e quindi con sabbia molle. L’anteriore affonda inesorabilmente. Ci metto mezzora a girare il muso del Gs verso la discesa e a tirarla su. Ok, si torna indietro. Ma le dune non hanno ancora finito con me: una crestina da nulla riesce a farmi insabbiare di nuovo. Cardano e paramotore poggiano direttamente sulla sabbia, la ruota gira a vuoto.
 A fatica scavo sotto la moto e creo un canale d’uscita, poi tolgo tutti i bagagli e vado avanti a cercare coi piedi la via più sicura. Mancano 200 mt alla fine delle dune, non mi possono permettere un altro insabbiamento, visto che questa volta c’ho messo un’ora a liberarla, il sole picchia da matti e sono affaticato. Quando mi riprendo, metto la seconda e parto a gas aperto: all’inizio la moto si muove a fatica, devo zampettare come un ‘oca, poi pian piano prende velocità, si stabilizza e infine mi porta fuori, superando l’ultima cunetta con un salto dallo stile goffo ma alquanto efficace. “E vai, sono sul duro!”
Ricarico la moto e giro per 1 ora in tutte le direzioni fino a “Lost City”, una casbah in rovina in mezzo alle dune.
 Ma niente da fare, sono in un cul de sac: a Ovest le dune in cui mi sono insabbiato, a Sud le dune della casbah unite in un arco di svariati chilometri e a Nord le montagne senza traccia di alcuna pista. Per cui torno verso Est e ripercorro per alcuni chilometri il percorso da cui sono venuto, finché trovo la pista che scorrendo nell’oued Ziz va verso Taouz, villaggio a sud di Merzouga. L’acqua nel camel-bag è ormai una broda tanto è calda e per questo faccio i salti di gioia quando alle porte di un piccolo villaggio, vedo l’insegna di un auberge a 4 km.
 L’albergo, situato su una collina che domina un campo di dune e lo Ziz, mi appare come un’oasi.
  Sono l’unico cliente e trascorrerò una piacevolissima serata in compagnia di Ahmed il titolare e Yosef un suo amico universitario, bevendo tè e parlando di cooperazione, bambini nel deserto e viaggi. Ovviamente sotto un cielo pieno di stelle.