domenica 27 febbraio 2011

Marocco on/off by Fagot - giorno 7

7° giorno Taouz – Tafroute 85 km 
Fatta colazione con gli ormai “amici” dell’auberge, riparto alla volta di Zagora. Yosef si offre di accompagnarmi in bicicletta fino alla fine delle dune, ma gli rispondo che non c’è bisogno: le dune sono basse con qualche lingua di hammada, sono fresco e riposato e non voglio abusare della sua gentilezza. Dopo pochi km. la pista inizia a scorrere nell’oued Ziz e si dimostra molto battuta, tanto che incrocio alcuni 4x4. Arrivato all’oued Daoura, un lago salato bianco mi offre per venti minuti uno spettacolo abbacinante con l’orizzonte d’un azzurro intenso.
 40 km e sono al villaggio di El Remlia e per la prima volta incontro 3 motociclisti su una pista. Sono tre irlandesi, Martin, Tom e Matthew che hanno dormito con la tenda sul lago e ora sono indecisi sul da farsi. Gli spiego che dal villaggio ci sono due piste che attraversano l’oued pieno di fech fech (la sabbia molto fine): quella a Nord con un tratto da 5 km e quella a Sud con un tratto da 3 km. Il problema maggiore è che Martin viaggia con un 1200 ADV con trittico di borse in alluminio e due borse rollo. Da pazzi per la sabbia! Gli altri hanno un Klx 650 e F650 gs, stracarichi ma decisamente più leggeri. Decidiamo perciò di chiedere ad una guida, con un vecchio Yamaha 125, di condurci sulla pista Sud evitando il più possibile le parti già battute. Fin dall’inizio l’ADV fatica ad avanzare, anche se gli altri scendono a spingere più d’una volta. Mohamed, la guida, si cimenta per un paio di volte alla guida del bicilindrico, ma seppur esperto di sabbia gli manca la padronanza dei 100 CV del GS e quindi si esibisce in esilaranti insabbiamenti.
 Dopo 1 ora e 1 km il trio ha bisogno di riprendere fiato. Sarà lunga mi dico e infatti ci vogliono quasi 3 ore per uscire da lì tra ripartenze, spinte e soste ristoratrici.
 Alla fine, quando giungono sull’hammada e la guida ci saluta, sono esaltati dall’impresa e mi incitano a proseguire pure senza aspettarli oltre.
 Decido di rimanere, mi fa piacere fare un po’ di strada con qualcuno e poi mi sembra che possano aver bisogno di una mano, così mi offro di fare da apripista e si riparte insieme. A tratti la pista presenta banchi di sabbia da 100/150 mt. con i solchi profondi delle jeep che rallentano e destabilizzano la moto. Bisogna continuamente scalare, dare gas e lavorare di frizione per aiutare il posteriore a spingere. Vado piano, ma devo comunque fermarmi ad aspettarli. Non hanno, mi confesseranno in seguito esperienza in OFF e non sono abituati al caldo. Torno indietro spesso a cercarli e quasi sempre li trovo all’ombra della moto o di una sterpaglia. Ok. Pausa per prendere fiato e per dargli due dritte. Faccio stare Martin dietro di me, lo porterò fuori dalla pista sui tratti vergini e più duri di hammada, gli altri dietro eventualmente a spingere o sollevare in caso di caduta, gli faccio spogliare le giacche pesanti e tenere solo le protezioni e li invito a ripartire per prendere più aria possibile. Non ha molto senso restare alle due del pomeriggio sotto il sole con 32°. La cosa ora sembra funzionare un po’ meglio o quanto meno le soste si riducono notevolmente. Sono quasi le quattro quando vedo della persone che marciando risalgono una duna: sono i concorrenti della “25° Marathon des Sables”. Che emozione vederli camminare in fila indiana sul crinale!
Dieci minuti dopo siamo a Tafroute per una Coca ghiacciata ed il pieno di benzina.
 Martin è felice come non mai per aver portato a temine l’impresa (35 km di deserto in 7 ore!!) con la sua ADV. Gli altri osservano compiaciuti, in fondo loro l’hanno fatto con un mono.
Dopo il ristoro decidiamo di cercare la pista verso Nord, sulle montagne. Ma a due chilometri dal villaggio, un piccolo campo di dune, oltre cui si intravede la pista che sale tra le pietre, infrange i nostri sogni. Martin attacca un “No more sand, no more sand, please” che ci intenerisce e così torniamo al villaggio in cerca di un auberge. Dedichiamo il tardo pomeriggio alla manutenzione delle moto e ai commenti sulla pista affrontata, in compagnia di tè e caffé nero.