domenica 27 febbraio 2011

Marocco on/off by Fagot - giorno 8

8° giorno Tafroute – Ouarzazate 370 km
 Partenza di prima mattina, la strada da fare è lunga. Usciti dal paese puntiamo a nord est per trovare la pista senza sabbia. Dopo alcuni km. ci ritroviamo in una spianata bianca spettacolare che termina in piccolo passaggio tra due catene montuose, dove un’oasi con una casbah ci regala un panorama da sogno.
 Gli irlandesi viaggiano più tranquilli di ieri, in previsione anche del fatto che stanno per abbandonare le piste e tornare all’asfalto. Dopo 40 km. infatti li lascio al bivio della pista che in breve tempo li porterà a Fezzou.
 Ci salutiamo e scambiamo le mail per inviarci le foto dell’”avventura” vissuta il giorno precedente e poi punto verso ovest. La pista è scorrevole e ben tracciata per una trentina di km. fino ad un passo da cui si domina l’hammada sottostante. Dopo le foto di rito cerco la discesa e con sorpresa scopro che è coperta da una lingua di sabbia lunga 400 mt e larga un centinaio. A lato solo rocce.
 Pazienza, se sabbia deve essere sabbia sia e così aggirata una duna mi butto giù con la seconda spalancata. La moto “surfeggia” sulla sabbia che è un piacere e ritrovo così il gusto di guidare nella rena. Un oued di fech fech pochi km. dopo mi ricorda quanto sia pesante il Gs, costringendomi in più punti a scendere e trovare la via migliore a piedi, prima di “impiantarmi” in punti critici. Ormai fa caldo e la vista di un piccolo villaggio con le palme mi rallegra. C’è spazio per una Coca fredda, il pieno, una sigaretta e due chiacchiere con un manovale che ha lavorato alcuni anni in Italia. Ora la pista torna ad essere veloce e dopo aver attraversato altri due villaggi prende a salire verso il passo di Tizi-n-Tafilalet.
 E’ primo pomeriggio quando mi fermo al “Restaurant Zayed” per un’omelette ed un tè alla menta.
 Incredibile la forza d’animo di Zayed, che seppur costretto su di una sedia a rotelle modificata, percorre tutti i giorni, mattina e sera, i 2 km di pista che separano il suo bistrot dal villaggio, per guadagnarsi da vivere offrendo ospitalità ai viaggiatori.
 Con orgoglio mi mostra le “stylo” e i quaderni lasciati dai turisti, che poi lui stesso provvederà a distribuire ai bambini al suo rientro serale. Cosa darei solo per un pizzico del suo coraggio e della sua tenacia.
Dal “restaurant” la pista si fa dura con pietre e roccette che obbligano a diminuire la velocità fino al passo, poi inizia la discesa nella piana fino agli orti e alla “palmeraie” di Zagora. La cittadina è piena di alberghi e turisti e dopo 4 gg. di deserto, dei suoi silenzi, degli incontri sporadici, non ho proprio voglia di essere soprafatto dal caos che la contraddistingue. Così sebbene sia già metà pomeriggio e abbia già fatto 180 km di pista, prendo la strada che costeggiando l’oued Draa risale verso Ouarzazate. La vista è magnifica con le palme e gli orti verdeggianti a lato del fiume e le casbah decorate.
 Sulla strada venditori di datteri invitano continuamente a fermarsi, ma ormai il sole comincia a calare e mancano ancora un po’ di chilometri. Da Agdz la strada prende a salire fra le montagne in un ritmo di curve inebrianti: il Gs scalpita con 4a e 5a che recuperano dopo alcuni giorni di pausa forzata il tempo perduto.
 Sono quasi le otto quando entro in città alla ricerca di hotel. Tump, tump, tump…. “Che brutto asfalto che hanno” mi dico sentendo il sordo rumore del retrotreno…….